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Tra arte e scienza

Tra arte e scienza: tecnologie di illuminazione e nuove dimensioni della percezione

Contrariamente a quanto si è ritenuto per molti anni, l’occhio non funziona affatto come una macchina fotografica. E’ quanto rivela Paolo Manzelli, professore ordinario di chimica fisica all’Università di Firenze che da anni studia le relazioni tra occhio, cervello e percezione luminosa. In poche parole, il modello che tutti noi abbiamo studiato a scuola che assimila la retina a una pellicola sensibile su cui la luce imprime un’immagine sembra essere definitivamente archiviato. Ciò che accade nell’occhio pare infatti molto più complesso: secondo attente ricerche, le frequenze luminose visibili manderebbero al cervello un flusso di informazioni che vengono elaborate dal nostro sistema neurologico. E questo a sua volta, creerebbe l’insieme dinamico di immagini che percepiamo, sotto il controllo del bagaglio genetico individuale, delle interazioni tra noi e l’ambiente che ci circonda.
Il che significa che percepiamo il mondo non come veramente è, ma mediante sensazioni cerebrali che interpretano la realtà generando immagini, suoni, odori e sapori, per decifrare un universo che di per sé non è colorato ed è silente, inodore e insipido. Ciò non vuol dire che la nostra elaborazione delle percezioni sensoriali sia pura illusione, ma che quello che percepiamo è frutto di una trasformazione della realtà, messa in moto dal cervello per favorire la nostra sopravvivenza, le nostre possibilità di indagine cognitiva e per regalarci emozioni preziose allo sviluppo della nostra creatività. In questo contesto assume un forte rilievo la recente scoperta delle funzionalità dei “neuroni specchio”, particolari tipi di neuroni che si attivano durante l’osservazione permettendo, tra le altre cose, di partecipare empaticamente all’oggetto della visione.
In ultimo, non bisogna trascurare che nel nostro occhio l’interazione tra coni e bastoncelli (i cosiddetti fotorecettori) e la luce visibile è molto influenzata dal tipo di sorgente luminosa che la produce. Non è un caso che molte ricerche nel campo dell’illuminotecnica si stiano concentrando sulla produzione di nuovi sistemi di illuminazione (lampade a fluorescenza, LED, OLED) capaci di creare ambienti a forte impatto neuro-estetico, ma anche di esser più efficienti dal punto di vista energetico e più adattabili a utilizzi creativi.

Fonte:

La chimica della luce, la chimica di Lotto!
Lo scorso 15 ottobre nell’ambito di BergamoScienza, insieme al Prof. Paolo Manzelli, ai lighting designer Francesco Iannone e Serena Tellini, al Prof. Giovanni C.F. Villa, si è tenuto un incontro per tentare di dare una risposta su cosa accade quando la luce entra in contatto con i pigmenti di colore che compongono un dipinto.
Scarica la sintesi dell’intervento del prof. Manzelli Modelli di percezione della realta di una rinnovata oggettivita neurologica